La Costituzione di Roma antica by Umberto Vincenti

La Costituzione di Roma antica by Umberto Vincenti

autore:Umberto Vincenti
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Universale Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2017-03-03T16:00:00+00:00


2. Augusto e la finta restituzione della res publica

Caio Giulio Cesare Ottaviano era il pronipote di Cesare e suo figlio adottivo; ne raccolse prontamente l’eredità e si guadagnò subito il favore della massa dei cesariani. Sostenuto dal ceto emergente degli equites, i nuovi cavalieri, cercò di non inimicarsi troppo l’aristocrazia senatoria. A differenza dello zio, e facendo tesoro di quanto era accaduto nel 44 a.C., celò le sue pur evidenti ambizioni monarchiche. Riuscì nell’intento perseguito (ma non realizzato) da vari altri uomini del potere che lo avevano preceduto e si impadronì effettivamente della res publica, dando inizio a un nuovo regime politico-costituzionale che sarà detto principatus dal titolo di princeps.

Eppure, se si legge il suo testamento politico, quelle Res gestae divi Augusti il cui testo si trova scolpito sulle pareti di un tempio di Ankara (il monumentum ancyranum), Ottaviano – dal 23 a.C. appellato universalmente Augustus12 – scrive che, dopo essersene impadronito per consenso generale in vista della guerra contro Antonio, egli restituì la repubblica al legittimo potere del senato e del popolo13. In effetti il principato augusteo conservò vive e operative sia le assemblee popolari sia l’assemblea senatoria. Si mantennero anche le magistrature e le giurie giudicanti delle quaestiones perpetuae. Sempre nelle Res gestae Augusto aggiunge, a dimostrazione della verità della restituzione della res publica, che egli (evidentemente memore della sorte riservata allo zio) rifiutò la dittatura come il consolato a vita14. Circa la sua posizione costituzionale, Augusto è però costretto a riconoscere che egli sovrastava tutti i magistrati per «autorità»15. Ora, è difficile dire che cosa veramente fosse questa auctoritas (principis) e, forse, non è nemmeno tanto importante. La vittoria – ad Azio nel 31 a.C. – su Antonio (e Cleopatra) e la pace finalmente conquistata avevano certamente attribuito ad Augusto popolarità e prestigio diffusi. Può essere che a questo pubblico riconoscimento di merito e di credibilità alluda Augusto rivendicando la sua maggiore auctoritas. Ma questa non sarebbe bastata per comandare su tutto e tutti nella res publica.

Nelle Res gestae Augusto tace quel che avrebbe dovuto dire esponendo la sua posizione politico-costituzionale; e lo omette a bella posta per non contraddire, in una narrazione celebrativa destinata ai posteri, la nobile idea della restituzione della res publica al popolo. Così Augusto vorrebbe far dimenticare – e certamente non far sapere all’ignaro lettore – che, nel 27 e nel 23 a.C., il senato e il popolo gli conferirono, pur non essendo Augusto proconsole in alcuna provincia, un imperium proconsulare: un imperium che, se nel 27 era ancora limitato nel tempo (per dieci anni), nel 23 gli fu attribuito senza limitazione temporale16 e con le caratteristiche di essere maggiore (maius) rispetto a quello di qualunque magistrato, senza limite di territorio (infinitum) e, dunque, esercitabile anche in Italia (dove lo stanziamento di eserciti era vietato dall’epoca di Silla) e pure nel pomerio cittadino. Un imperium che Augusto – che non era titolare di alcuna magistratura – poteva gerire a sua discrezione, non avendo alcun collega che potesse opporgli il veto; mentre era



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